investire

Il risparmio, come noto, è una grande virtù del popolo italiano, che si tramanda di generazione in generazione nonostante lo scenario economico e sociale sia sensibilmente mutato rispetto a trent’anni fa, epoca in cui gli italiani percepivano dei salari sicuramente più elevati rispetto al costo della vita. Un dato, meglio di altri, testimonia come questa attitudine sia lungi dall’essere riposta nel cassetto.

L’Italia, infatti, è la nazione col maggior tasso di risparmio privato dell’intero Vecchio Continente, elemento che fa da contraltare all’elevata mole di debito pubblico. Grazie al risparmio privato, quindi, il nostro paese viene considerato ancora “solvibile” ed in grado di far fronte ai propri impegni agli occhi dei grandi investitori internazionali. Nel corso degli ultimi trent’anni, però, il risparmio degli italiani è spesso stato “tradito” dagli scandali finanziari.

Diversificare, regola aurea per qualsiasi investitore

Le situazioni in cui i soldi dei risparmiatori sono evaporati nel nulla, d’altro canto, sono state diverse. Basti pensare a quanto avvenuto nella prima parte del nuovo millennio, quando gli scandali Parmalat e Cirio hanno lasciato col cerino in mano una fetta consistente di italiani. Non bisogna, però, fare di tutto l’erba un fascio. In quei casi, ad esempio, alcuni cittadini avevano investito la maggior parte dei propri risparmi, se non addirittura la totalità, in unico emittente, assumendosi un rischio di credito elevato.

Il primo segreto per non rischiare tutto il proprio capitale, quindi, si rifà ad una regola aurea dell’educazione finanziaria: diversificare. È assolutamente importante suddividere i propri investimenti in un numero ampio di soggetti emittenti, onde evitare di rischiare di veder dilapidato il proprio capitale.

Per quanto ovvio, non tutte le società sono uguali: alcune sono indubbiamente più solide rispetto ad altre e, nonostante siano esposte alla volatilità, difficilmente potrebbero andare in bancarotta. Tuttavia, la diversificazione degli emittenti consente di diluire il rischio credito in un numero ampio di soggetti, che sarebbe opportuno siano afferenti a differenti settori.

Scheda prodotto: i tre semplici fattori che aiutano a comprendere l’effettiva rischiosità del prodotto finanziario

Ad esempio, concentrare tutti i propri risparmi nel settore automobilistico potrebbe risultare vincente in una fase in cui il comparto fa registrare una crescita delle vendite, ma assai deleterio, come capitato nel 2020, nel momento in cui si registra un crollo dei fatturati.  È indispensabile, quindi, diversificare. Se non si è dei trader provetti, meglio optare per fondi o ETF, che consentono, per loro natura, di investire in un numero plurimo di soggetti.

Questi ultimi, oltretutto, consentono di poter calibrare adeguatamente il grado che si è disposti a sopportare per vedere rivalutati i propri risparmi. Innanzitutto, al pari di qualsiasi altro strumento finanziario, sono catalogati per grado di rischio da una scala che varia da 1 (rischio più basso) a 7 (rischio più alto), un primo indicatore che consente anche al semplice risparmiatore di comprendere quanto sia più o meno “temerario” l’investimento scelto.

La scheda informativa del fondo, fatta eccezione per alcune particolari tipologie, indica qual è la composizione del medesimo, sia per quanto concerne i settori industriali che gli asset presenti, dando modo al risparmiatore di comprendere, ad esempio, quanto elevata sia la presenza di strumenti più rischiosi (come, ad esempio, le azioni), rispetto ad altri meno esposti alla volatilità (come nel caso delle obbligazioni investment grade).

Emotività: quando “accontentarsi” e incamerare il guadagno

Un altro rilevante aspetto, poi, è quello emotivo. Come dimostrato da numerosi studi di psicologia finanziaria, la maggior parte dei risparmiatori è predisposto ad investire denaro nelle fasi di forte rialzo dei mercati, accettando in quei contesti, anche dei rischi non bassi, talvolta non in linea con la sua reale percezione del rischio.

E più i mercati salgono, maggiore è il desiderio di continuare a possedere il titolo per cercare di incamerare ulteriori guadagni. È meglio, invece, stabilire un “tetto” di guadagno ed accontentarsi del profitto realizzato, incamerando delle preziose plusvalenze. Anche perché, non di rado, ad una fase rialzista fa seguito, poi, una discesa piuttosto repentina ed improvvisa.

In alternativa, su prestitimag.it o portali simili, è possibile trovare delle guide su come investire 10000/20000/50000 euro riducendo di molto i rischi di perdita del capitale, ti consiglio di capire bene dove mettere il tuo denaro per evitare brutte e spiacevoli sorprese.

Scritto da:

Salvatore Ruffilli

Appassionato da sempre di tutto quello che è Tecnologia e Internet. Formazione scientifica, esperienza informatica trentennale maturata sul campo, da sempre interessato al settore HI-Tech.